venerdì 23 marzo 2012

MANIFESTANTI NO TAV? MALATI DA CURARE

Il ministro dell’interno Annamaria Cancellieri e i dirigenti delle forze dell’ordine insistono nel liquidare i manifestanti No Tav come dei facinorosi contrari al progresso da tenere sotto controllo mediante cordoni di agenti o se necessario con l’esercito. La domanda che ci si deve porre è: ma i disagi esistenziali possono essere curati con l’uso della forza? E’ invero ingenuo pensare che chi vuole bloccare delle opere pubbliche democraticamente approvate da tutte le forze politiche italiane sia mosso prettamente da istanze politiche o ecologiche. Le scaturigini della violenza dei No Tav vanno dunque ricercate altrove, precisamente nella psicopatologia. Dopo il crollo del muro di Berlino e dell’Unione Sovietica i nipotini di Marx hanno visto infranti sogni ed ideali. L’effetto dirompente di tale implosione ha generato migliaia di frustrati e depressi. Con la caduta del governo Berlusconi il quadro clinico dei “pazienti” si è ulteriormente aggravato. Nella mancanza di un bersaglio facile o di un governo politico da colpire, gli angosciati hanno tentato l’auto guarigione edificando un nuovo totem da adorare. La psichiatria e la psicologia spiegano che i degenti gravi pur di scrollarsi di dosso il dolore che li affligge, sono disposti a qualsiasi follia. Ecco dunque spiegata la facilità del passaggio dalla falce e martello al binario Torino Lione. Come dice: meglio che niente! E’ alla luce di tale quadro clinico che si può spiegare l’irresponsabile gesto auto lesionista di Luca Abbà, il giovane leader anarchico che per far desistere le ruspe cattive ha volontariamente toccato un cavo dell’alta tensione. Quando ci si appiglia a ideali sbagliati, ridicoli e patetici, le conseguenze sono tragicomiche. Il progetto dell’alta velocità potrà essere ultimato senza ulteriori scontri fisici soltanto se le forze dell’ordine saranno affiancate da schiere di specialisti della mente. I manganelli fanno bene, ma un buon psichiatra molto più.

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