Sin dagli albori dell'umanità, e come il mondo animale insegna, le femmine hanno sempre svolto ruoli che ruotavano prevalentemente all'interno delle mura domestiche. I risultati erano entusiasti: stabilità famigliare, figli rettamente allevati ed educati, aborti e divorzi (quasi) zero. Poi arrivò il sessantotto. Qualche testa calda ficcò in testa alle masse che la donna poteva gratificarsi maggiormente uscendo di casa. E così fù. Gli effetti furono catastrofici: instabilità famigliare, figli allo sbando, aborti e divorzi decuplicati. Non serve precisare che quella infausta cultura fu divulgata dalla sinistra italiana. Nulla di strano comunque, il libro più venduto al mondo, cioè la Bibbia, racconta che l'inversione dell'ordine naturale è pervicacemente inseguita e pratica dai "figli delle tenebre" di tutti i tempi e luoghi. Nemici dell'ordine naturale a parte, ciò che sconcerta, è che persino il centro destra si sia fatto ammaliare da certuni pruriti femministi di sinistra memoria. Per assecondare il continuo piagnisteo e il falso vittimismo di non poche donne, il governo Berlusconi ha proposto l'emendamento 2.03 al decreto Sviluppo, che stanzia 100 milioni annui per il 2012, 2013,2014 per coprire crediti di imposta per le aziende che assumono donne. Se l'emendamento dovesse passare, le già privilegiate donne, la cui strada professionale è già ricca di privilegi (vedi pensione anticipata rispetto all'uomo) e scorciatoie, ruberanno il futuro ai maschi. Il ridicolo provvedimento dell'adeguamento dell'età pensionabile nel 2016 già regala loro anni di mancati contributi previdenziali e di anni di lavoro che tutti gli italiani e soprattutto gli uomini, devono pagare alle "mantenute", subendo questa infinita sequela di "cambiali sociali" che le donne addebitano al genere maschile. I governanti dovrebbero ricordarsi del gravissimo danno erariale per l'assunzione in servizio delle donne in settori dove il loro impiego non solo è inutile ma persino dannoso, ultimo esempio la caserma di Ascoli, nei corpi di polizia, vigili urbani e forze armate. Paradossalmente, è un diritto degli uomini avere rappresentanti maschili nel ministero per le pari opportunità femminili, altresì è un diritto maschile poter contrastare e contestare l'idiozia di imporre le quote rosa nelle liste per le elezioni comunali, quando lo stesso elettorato femminile non le vota. L'auspicio è che la classe politica maschile abbia il coraggio di repingere al mittente le ridicoli ragioni del femminismo imperante travestito da diritto per meglio fregare gli ingenui maschietti.
Gianni Toffali
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