mercoledì 31 agosto 2011

ZENTI SCALZO ALLA MOSCHEA: EBBRO DI CONCILIO O DI RECIOTO?

Domandina facile facile: è ancora vescovo, anzi cattolico quegli che — Zenti — occultata la croce pettorale e scalzo, in osservanza al falso culto musulmano, si porta in moschea a celebrare la fine del ramadan assieme ai seguaci di Maometto e ne elogia la (demoniaca) spiritualità? L’allusione è all’incontro interreligioso tenutosi a Verona, presso il locale centro islamico, venerdì 26 u.s. cui ha preso parte il presule, Zenti appunto.




Ma, si dirà, l’ha fatto anche Ratzinger, nella moschea blu di Istanbul, nel 2006. Vero. E, allora, la domandina si ripropone pari pari: è ancora papa, anzi cattolico, colui che si porta in moschea, scalzo, in osservanza al culto maomettano, volgendosi in deferente e silenziosa orazione verso La Mecca? Di diverso, fra Zenti e Ratzinger, solo il colore delle calze.



Già, perché è la Sacra Scrittura, mica il primo sciocco che passa per strada, che dice: “Tutti gli déi dei popoli pagani, sono démoni”. E un Papa, anzi tutti i Papi, mica un Ratzinger qualsiasi, insegnano che non è cattolico chi compia simili gesti, che sono di prudenza mondana (nel migliore dei casi), quando non atti di pura apostasia: "Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all’ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo; donde chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio. […] Risulta quindi evidente […] il motivo del permanente divieto posto da questa Sede Apostolica ai fedeli di partecipare a riunioni degli acattolici” (Pio XI P.P. Enciclica Mortalium Animos, 6 gennaio 1928).



I tradizionalisti cattolici — si sa — non inseguono le maggioranze, né l’applauso del mondo, né sedicenti sovranità popolari: eppure, se venisse chiesto alle persone comuni, se sono contente di queste spericolate prodezze di Ratzinger e Zenti e ove venisse indetto un referendum su questo tema fra tradizionalisti e conciliari, anzi fra tradizionalisti e tutti gli altri, i primi vincerebbero a mani basse, con percentuali da far impallidire il plebiscito truffaldino del 1866 di annessione del Veneto all’Italia.



Nelle prossime settimane spetterà ai tradizionalisti cattolici, puramente e semplicemente, far presente lo stato delle cose e ricordare alla popolazione i fatti, per trarre tutti a sé. Numerosi fedeli e concittadini ci hanno già contattato — scandalizzati — chiedendoci se Giuseppe Zenti si sia recato in moschea in qualità di ecclesiastico ebbro di ideologia conciliare o in qualità di Cavaliere del Recioto (vista l’onorificenza di Cavaliere dello Snodar di cui è stato recentemente insignito e da lui ricevuta dall’omonima Confraternita, con somma solennità cerimoniale) e dunque ebbro, piuttosto, del generoso nettare delle nostre terre. Era insomma Zenti Cavaliero dell’etilica Confraternita di burloni, quegli che si è recato venerdì scorso in moschea o si crede davvero che un battezzato, peggio un ministro, peggio un successore degli Apostoli dell’unico vero Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo possa partecipare alle funzioni degl’infedeli maomettani? Rinnegando così quel Gesù Cristo che, solo, è la via, la verità e la vita (Gv. 14, 6) “e in nessun altro è la salvezza; poiché non v'è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati" (Atti 4, 12).



I responsabili



Matteo Castagna



Maurizio-G. Ruggiero



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