sabato 10 gennaio 2009

Credono alle favole ma non alla verità.

Da alcune settimane i media italiani altro non fanno che parlare degli incontri del “presunto” Dalai Lama con le rappresentanze politiche ed economiche del nostro paese. La stranezza non sta tanto nell’assiduità della presenza del leader tibetano in terra cattolica, ma la solennità con cui viene accolto. Manco si trattasse di una vera divinità. Nessuno che si ponga la domanda: ma questo signore insensibile alle temperature polari, è veramente la quattordicesima reincarnazione del primo Dalai Lama morto e defunto nel lontano 1474? Nemmeno uno scettico che gli chieda uno straccio di prova, tutti lo danno per scontato! Buffo no? Il “bello” è che gli stessi incensatori del supposto risuscitato, sono gli stessi che negano l’incarnazione del figlio di Dio. Perché coloro che asseriscono che religione è l’oppio dei popoli nel caso del redivivo “Oceano di Saggezza” se ne stanno zitti zitti? E perché la “tossicodipendenza” riguarderebbe solo il cristianesimo, mentre tutte le altre religioni sarebbero degne di essere “sniffate”?
Gianni Toffali

1 commento:

  1. Hai ragione, chiediamo pure al papa che prove ha per parlare a nome e per conto di Dio... e non tirarmi fuori che sta tutto nella Bibbia perchè pure i tibetani hanno i loro libri sacri. Ma la fede non è proprio quando si crede senza avere le prove?

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