sabato 10 gennaio 2009

Piccoli zingari, Berlusconi in erba.

Per meglio tutelare i bambini rom, il ministro Maroni propone che gli siano prese le impronte digitali. L’opposizione e taluni ambienti cattolici rispondono gridando al pericolo nazista. Neanche il tempo di inveire contro il reincarnato Hitler, ed ecco arrivare la notizia dell’arresto di alcuni nomadi che costringevano i loro amati pargoletti ad “asportazioni” forzate qua e là per le città. “Arresti esagerati di matrice etnica”, avranno pensato i garantisti dell’infanzia zingaresca, che infatti hanno già fatto liberare quasi tutti gli arrestati. A pensarci bene, ad inquadrare la problematica in chiave economicistica, chi si oppone alla schedatura dei bambini rom, potrebbe avere ragione. Già perché, come potrebbero i piccoli Berlusconi in erba, una volta schedati ed identificati, contribuire alla crescita economica e morale dell’azienda famigliare? Ma è mai possibile che uno stato democratico e liberale come l’Italia, la cui economia si fonda sul libero mercato, non permetta ad un’onesta famigliola vagabonda di avviare una dignitosa attività imprenditoriale a gestione famigliare? Impedire tali attitudini, è da comunisti! Orsù dunque, meno discriminazioni etniche, più rispetto per le tradizioni famigliari (lo spirito d’impresa per l’appunto) e più spazio ai bacilli berlusconiani che stimolano le menti e i cuori (ma più che altro le mani) degli enfant prodige tzigani.
Gianni Toffali

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