Clamorose rivelazioni del vescovo di Verona mons. Zenti: il paradiso e l'inferno non esistono come luogo, bensì come condizione creata da se, e che Dio non è un giudice. Sicuramente gli atei, gli agnostici, i miscredenti e i pagani che mercoledì sera 20 gennaio hanno partecipato al confronto sui temi della religione e della razionalità tra l'astrofisica Margherita Hack e il vescovo di Verona, sono tornati a casa rasserenati. Probabilmente qualcuno di loro, prima dell'incontro avrà sicuramente nutrito qualche dubbio circa il giudizio di Dio dopo la morte, l'esistenza del diavolo e delle fiamme eterne. Ma dopo la sensazionale professione di fede del pastore di Verona, hanno avuto la certezza che gli evangelisti, le sacre scritture, la tradizione, i catechismi, e pure il figlio di Dio, mentivano. Poco importa che Gesù abbia ammonito a chi non ascolta la sua parola "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno" (Mt 25,41) o che il Catechismo della Chiesa Cattolica (cap. 214) sentenzi perentoriamente che "Il giudizio finale (universale) consisterà nella sentenza di vita beata o di condanna eterna, che il Signore Gesù, ritornando quale giudice dei vivi e dei morti, emetterà a riguardo "dei giusti e degli ingiusti" (At 24,15), riuniti tutti insieme davanti a lui". Ma a casa felici, sono tornati pure quei cattolici convinti che per meritarsi il paradiso avrebbero dovuto purgarsi qualche "annetto" di purgatorio: il vescovo non l'ha neppure citato. Orsù dunque, se Dio non giudica nessuno, e l'inferno è uno stato mentale, che aspettano i creduloni cattolici a darsi ai profumi e ai balocchi?
Gianni Toffali
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