lunedì 26 luglio 2010

RIDICOLO PIERCING

Caro Direttore, è certezza che il 2003 sarà ricordato come l'anno del piercing. Catapultato prepotentemente ai vertici dei costumi nazionali, il piercing è diventato un cult di massa che non ha risparmiato alcuna fascia sociale e d'età. Ovunque, corpi e visi trivellati da acuminati chiodi, anelli e ferraglia di ogni foggia. Tralasciando le considerazioni psicologiche o le motivazioni personali (che probabilmente nemmeno gli interessati conoscono...) che hanno spinto migliaia di insospettabili a "immolarsi”a questa bizzarra moda, è indubbio che i benefici di questo fenomeno di massa, non si sono fatti attendere. La siderurgia (l'industria del metallo) italiana è tornata a correre, e grazie alla riscoperta di vecchi mestieri in disuso da tempo, si sono creati nuovi posti di lavoro. Ciò che nel passato veniva considerata una barbara ed inumana professione, in virtù della richiesta volontaria degli "addobbati", l'antica e nobile arte del torturatore è stata provvidenzialmente sdoganata e umanizzata, sprigionando finalmente nuova linfa all’occupazione. Per i neo martiri del terzo millennio, niente più torture coatte e urla di dolore come nei secoli bui, ma volontarie implorazioni ai torturatori, pagati profumatamente per seviziare impietosamente i loro poveri corpi. Dolori tremendi sopportati con stoica dignità e silenziosa rassegnazione, capaci di far apparire San Sebastiano e Santo Stefano (martiri passati a migliore vita mediante frecce), come inconsolabili piagnoni. Ma i vantaggi di questa moda, non si esauriscono alle sole becere dimensioni materiali, i tormenti dei corpi nelle fasi perforative, hanno svelato i valori positivi della sofferenza: redenzione ed espiazione, hanno finalmente trovato senso.
Un vero miracolo profano: laddove non è riuscita la religione, è riuscito il piercing. Non si può negare: talora si avverte ribrezzo e senso di disagio al cospetto di lingue o nasi trapanati senza pietà (a parte gli allevatori di bestiame già abituati alla vista di anelloni appiccicati sui nasoni di tante belle mucche), ma tutto sommato, la vista dei fachiri occidentali ci ha permesso di gustare in casa nostra culture lontane od ormai scomparse. Pazienza poi, se a qualcuno scappi una risata, ma almeno l'allegria è assicurata..
Gianni Toffali

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