Nei giorni scorsi Giuliano Ferrara ha iniziato una dieta speciale per richiamare l’attenzione sull’idea di indire una moratoria internazione sull’aborto. Proposta lodevole, per un ateo (devoto), però il direttore del Foglio oltre a prendersela con l’attuale cultura laicista e senza Dio (vale a dire quel sistema di pensiero che ha voluto e ottenuto la famigerata 194), dovrebbe innanzitutto lanciare i suoi strali contro il cattolicesimo democratico. Tra i padri fondatori di questa corrente “cattolica” che la Chiesa Gerarchica ha sempre osteggiato a suon di scomuniche, Encicliche e pronunciamenti, figurano personaggi del calibro di Don Murri, Dossetti, Lazzati, La Pira, Fanfani e Andreotti. Il cattolicesimo democratico nato all’interno della Chiesa Cattolica durante la Rivoluzione Francese con l’intento di trovare una modalità di sopravvivenza, senza conflitti con gli Stati nati dalle idee della rivoluzione (e quindi anticattoliche), dopo aver operato per decenni a livello culturale e intellettuale, si concretizzò, prima in forma di corrente minoritaria nel Partito Popolare di don Sturzo, poi maggioritaria nella Democrazia Cristiana. Gli effetti del pensiero democratico non si fecero attendere. Il 10 dicembre 1970, il democratico cristiano Emilio Colombo firmò la legge sul divorzio e nel 1978, il Presidente della Repubblica, quello del Consiglio e i ministri competenti tutti democristiani, votarono compatti la legge che introdusse il diritto d’aborto nell’ordinamento giuridico. Inoltre in tempi recenti, la “cattolica” Rosy Bindi ha tentato di regolamentare le unioni di fatto (coppie gay incluse), e il cattolico “adulto” Romano Prodi in disprezzo delle indicazioni della Conferenza Episcopale che invitava all’astensione dal referendum abrogativo della legge 40, si è orgogliosamente recato alle urne. I veri “e chissenefrega” della vita e della famiglia, non sempre “puzzano” di zolfo! Talvolta di canonica e incenso!
Gianni Toffali
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