Caro Direttore, è di questi giorni la notizia che la caritas vicentina ha avviato un progetto pilota chiamato “Parliamone assieme”, per affrontare il disagio e la sofferenza dei clienti delle prostitute. "Non è più possibile affrontare il problema della prostituzione coatta - ha detto il direttore della Caritas vicentina don Giovanni Sandonà - senza analizzare e aiutare i clienti delle prostitute…nessuna criminalizzazione, ma una mano tesa verso migliaia di persone ignorate sia come fenomeno sociale che come forma di disagio". Si può infatti immaginare quanta sofferenza provi, chi umilia sessualmente un altro essere umano. Dopo aver quasi elevato agli altari le sante martiri prostitute di Don Benzi (che al contrario, considera i clienti delle prostitute degli autentici criminali), ora manca poco che si elevino anche i loro "fruitori". Agli antipodi le analisi dei due sacerdoti, ma accomunate dal tentativo di vittimizzare e deresponsabilizzare gli uni o le altre. Un tempo i sacerdoti, oltre la comprensione delle debolezze umane, condannavano almeno l'atto di trasgressione al sesto comandamento (non commettere atti impuri), oggi, si limitano ad assolvere peccato e peccatori con le sole categorie della sociologia e della psicologia. Come in tutte le azioni umane, le responsabilità sono sempre individuali. Fatto salve le debite distinzioni e le singolarità dei casi, non ci sono ne vittime, ne carnefici, ma attori volontari dello stesso squallido spettacolo.
Gianni Toffali
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